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Associazione culturale Barabàn

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Canti Randagi 2 Stampa E-mail
Canti Randagi 2Nella primavera del 2010 è uscito il CD “Canti Randagi 2”. A dieci anni dalla scomparsa di Fabrizio De André “Cose di Musica”, con il patrocinio della “Fondazione Fabrizio De André - Onlus”, ha pubblicato il nuovo album dedicato a Faber: protagonisti una decina di suoi capolavori riletti ed interpretati da alcuni dei più bei nomi della world music italiana. Barabàn reinterpreta “Fiume Sand Creek”.



LA STORIA
A 24 anni di distanza dal successo internazionale di "Creuza de mä", viene riproposto un progetto discografico che, inizialmen­te concepito per festeggiare quell'evento, nel corso del tempo è andato trasformandosi in un tributo all'attualità culturale di Fabrizio De André e alla sua ge­nialità artistica. In occasione del Meeting Etichette Indipendenti, "Cose di Musica" con il patrocinio della "Fondazione Fabrizio De An­dré - Onlus", ha preso l'iniziativa di ripercorrere quel progetto, che allora rappresentò l'unico ap­proccio italiano alla nostra musi­ca etnica e all'espressività artisti­ca dei linguaggi delle minoranze: "Canti Randagi".  Progetto apprezzato in vita dallo stesso artista che presenziò, all'in­saputa del pubblico, alla "prima" che si tenne al Teatro Manzoni di Monza nel maggio 1995, "Canti Randagi" rappresenta ancor oggi un punto di riferimento per tutti i musicisti e gli operatori, alla ricerca di un equilibrio tra passa­to e futuro della musica popolare italiana e del suo rapporto con la "parola cantata".

 
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CANTI RANDAGI
Canti Randagi, la cui prima edi­zione del disco, oggi introvabile, sfiorò le 20.000 copie di vendita, ha avuto nel corso degli anni un sua versione "live" con sempre affollate rappresentazioni (gran parte delle quali organizzate da Dario Zigiotto) tenutesi a Monza, Milano, Villa Arconati di Bollate (MI), Brescia, Udine, Quartucciu (CA), Vinadio (CN), Pertosa (SA), a cui hanno preso parte alcuni degli interpreti pre­senti nel CD (soprattutto Elena Ledda, Peppe Barra, Barabàn, Riccardo Tesi e Patrick Vaillant, La Sedon Salvadie).
In "Canti Randagi. Canzoni di Fa­brizio De André" Barabàn adattò in lingua milanese La Canzone del Maggio, brano poi divenuto uno dei cavalli di battaglia del gruppo nei numerosi concerti tenuti in tutta Europa e ripub­blicato in versione "live" nel CD Terre di passo.


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Barabàn a Canti Randagi. Milano, Piccolo Teatro Studio, 4 ottobre 1995 (foto E. Piccini)



CANTI RANDAGI 2
Il 28 Novembre 2009 otto grup­pi di musica popolare prove­nienti da tutta Italia, affiancati da alcuni protagonisti della canzone d'autore, si sono esibiti al Teatro Masini di Faenza rein­terpretando un brano di Faber nella propria lingua.
Dalla registrazione del concerto è nata una produzione disco­grafica "live": dieci brani che, per colore e intensità lasciano il segno, danno respiro inter­nazionale a questo CD. Oltre a Barabàn, che reinterpreta "Fiu­me Sand Creek", sono presenti: Bevano Est e John De Leo con "Il suonatore Jones", Elena Ledda in Quartetto con "Preghiera in Gennaio", Riccardo Tesi e Banditaliana con il Duo Vocale Trobairitz D'oc con "Franziska", La Sedon Salvadie propone "La Ballata Dell'eroe", Mario Incudi­ne & Gruppo Terra con "Bocca Di Rosa", eseguita con la P-Funking Band, Graziano Accini & Ethnos Trio in "Andrea", Pietrarsa / Mim­mo Maglionico con Di Marzouk Mejri presenta "Sidàn Capudàn Pascià", Petra Magoni & Ferruc­cio Spinetti con "La Romance De Marinelle" e, infine, Cristiano De Andre' con "Â Çímma". Dalla registrazione del concerto al Masini è nata una produzione discografica “live”.  E' possibile ascoltare una preview,  scaricare singoli brani o l'intero disco e ordinare il CD su ITUNES, IBS.it, laFeltrinelli.it e in molti altri siti e negozi di dischi.


IL "FIUME SAND CREEK" DI BARABAN
In tempi di pulizie etniche più o meno esplicite e di pericolosi fenomeni di razzismo di ritorno, in Canti Randagi 2 Barabàn ha scelto di reinterpretare Fiume Sand Creek, l’amatissima canzone di De André dedicata al massacro degli indiani avvenuto il 29 novembre 1864.

Barabàn ha però trasportato la storia nell’Europa dei giorni nostri sostituendo ai volti degli indiani i visi dei migranti e immaginando il Mar Mediterraneo come un grande Fiume Sand Creek. Un mare attraversato da uomini, donne e bambini in cerca di una vita migliore. Persone che, quando non sono respinte, talvolta muoiono nell’indifferenza dei più. Come Ester, migrante eritrea che nell’agosto 2009 ha perso il figlio durante la traversata ed è poi scomparsa in mare insieme ad altri settantatre disperati eritrei ed etiopi (*).

Lontano dall’usare il  “lombardo” – lingua inesistente e in nome della quale si fanno spesso campagne razziste – Barabàn ha tradotto e adattato il brano utilizzando il dialetto della bassa milanese mescolato a fonemi antichi, termini berberi (“Ilel Agrakhal”, mar Mediterraneo) e tratti dal siciliano (“pes fatà”, pesci fatati, i tonni),  a versi “rubati” al grande poeta e amico Franco Loi (tra l’altro anch’esso di origine genovese, come Faber), espressioni e parole di lingue “altre”, come l’esperanto, e di lingue “migranti” come l’arabo e l’albanese che colorano un po’ il vociare della Milano di oggi.

Ne è scaturito un brano multilingue che rispecchia, almeno un po’, il melting pot di Milano.

Suonano in Fiume Sand Creek: Vincenzo Caglioti (organetto diatonico) - Aurelio Citelli (voce solista, tastiere) - Giuliano Gras­so (violino, cori) - Diego Ronzio (darabuka, percussioni, ocarina) - Paolo Ronzio (chitarra acusti­ca, ocarina, cori) - Maddalena Soler (violino, cori)

(*) Il dramma è stato descritto da Ezio Mauro sul quotidiano "la Repubblica" il 26 agosto 2009. 


RECENSIONI
Si va dalla classica ed intensa interpretazione di Preghiera in gennaio, cantata in sardo da Elena Ledda, alla trascinante, attualizzata e sorprendentemente "naturale" Fiume Sand Creek, in dialetto della bassa milanese, dei Baraban. www.cantano.deandre.it 

Il primo volume di questo tributo a Faber è introvabile, anche per questo è venuto in mente al gruppo milanese apprezzato per le sue ricerche in ambito di musica folk di bissare l'esperienza della rilettura fatta con l'interpretazione de La canzone del maggio. Oggi la nuova bandiera, anche per l'impegno politico che da sempre contraddistingue i Barabàn, è il Fiume di Sand Creek. Chiara Maria,
www.lafeltrinelli.it

Altro pezzo a cinque stelle è Il Fiume Sand Creek di Baraban che ha tradotto e adattato il brano utilizzando il dialetto della bassa milanese mescolato a fonemi antichi, termini berberi (“Ilel Agrakhal”, mar Mediterraneo) e siciliani (“pes fatà”, tonni), versi “rubati” al grande poeta Franco Loi, espressioni e parole di lingue “altre”, come l’esperanto, e di lingue “migranti” come l’arabo e l’albanese mettendo in relazione lo sterminio degli indiani d'America con le morti in mare degli immigrati nel Mediterraneo.
Lucia Carenini, www.bielle.org

Coraggiosa e originale la versione di 'Fiume Sand Creek', dei lombardi Baraban, che mette in relazione lo sterminio degli indiani d'America con le morti in mare degli immigrati nel Mediterraneo. Fausto Meirana, www.discoclub65.it

"Apprezzato in Europa e America, Barabàn ha rivisitato la tradizione musicale del nord Italia, appassionandosi al valore culturale delle lingue locali, soprattutto lombarda. Sanno dare alle loro interpretazioni energia e attualità con testi anche molto attenti al sociale e alla tradizione popolare di impegno civile. Nel brano riadattato sono state inserite, accanto al dialetto. anche intarsi in esperanto, albanese ed arabo". Antiwar Songs

 

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