Manajetta a Bonirola

Domenica 4 dicembre, alle ore 16, a Bonirola di Gaggiano, presso il Centro Socio “Luigi Taverna”, via Italia 24, Aurelio Citelli presenterà il suo volume Lo chiamavano Manajetta. Storia di un’impiccagione a Gaggiano, e appunti sulla criminalità in Lombardia fra Sette e Ottocento.

Con l’autore sarà presente Patrizia Piccini della Fototeca Gilardi, di Milano.

L’evento è organizzato dall’Associazione Contrada di Bonirola in collaborazione con l’Associazione culturale Barabàn.

Il volume Lo chiamavano Manajetta, di Aurelio Citelli

Gaggiano, Regno Lombardo-Veneto, 1833: una rapina a mano armata sulla strada Postale tra Gaggianello e il Ponte della Bonirola, si conclude con l’arresto di Carlo Bettoli, detto Manajetta, la sua condanna a morte e l’impiccagione sulla Vigevanese.
La vicenda, ricostruita attraverso fonti giornalistiche e documenti d’archivio, ha consentito di gettare uno sguardo sul tema della criminalità che ha imperversato nel Nord Italia, e in particolare, nel Pavese e nel Milanese, tra Sette e Ottocento.

Nelle campagne l’insicurezza regnava ovunque: sulle vie di comunicazione, nelle case, nelle cascine, nelle osterie. I viandanti venivano derubati, le carrozze assalite, le case razziate, gli osti truffati, le chiese violate, le cascine prese d’assalto e incendiate. A occupare la scena, una schiera di ladri, piccoli delinquenti, banditi e briganti, soli od organizzati in bande, le cui storie, almeno di quelli più famosi come Gran Diavolo, Mayno della Spinetta, Cisalpinetto, Manajetta, Sciavatinett, Fatutto, Ghiringhellino sono rimaste, oltreché nelle sentenze giudiziarie, nella memoria popolare.

Teatro della vicenda di Manajettamuratore della Val Ganna emigrato in pianura per lavoro e poi datosi al crimine – sono le campagne tra Gaggiano, Binasco e Rosate. E’ lì che Carlo Bettoli, questo il vero nome del bandito, compie piccole rapine sulle strade, razzia case, si nasconde. Fino al giugno del 1833 quando, dopo una rapina sulla Vigevanese, tra Gaggiano e Bonirola, viene subito arrestato nei pressi della Cascina Schienavoglia, condotto nella cella della Gendarmeria di Gaggiano e dopo 9 giorni sottoposto a Giudizio statario. I cinque giudici criminali venuti da Pavia non possono far altro che condannarlo a morte come stbiliva la Franziskana, il terribile codice penale austriaco.

Bettoli viene impiccato nello stesso luogo della rapina e, al tramonto, seppellito lì dove ora si alzano supermercati e negozi dai nomi esotici.