Scomparso l’organologo Febo Guizzi

Ricordiamo l’amico, organologo ed etnomusicologo Febo Guizzi, scomparso ieri dopo una rapida malattia.

Etnomusicologo, antropologo e fra i maggiori studiosi mondiali di strumenti musicali, Febo Guizzi (Spoleto, 1947) era Professore ordinario di Etnomusicologia all’Università di Torino. Aveva cominciato a interessarsi di musica popolare, di tradizione orale e di musica medievale negli anni Settanta, allievo di Roberto Leydi.

Febo Guizzi (in primo piano) con Roberto Leydi e lo zampognaro Giuseppe Russo durante una registrazione nel 1980.

Negli stessi anni ha contribuito alla fondazione del gruppo Alia Musica. Ha condotto studi nel campo dell’etno-organologia in Italia e all’estero (Croazia, Bosnia e Erzegovina, Perù, Bolivia), e diretto ed eseguito lo studio degli strumenti musicali etnici e popolari di importanti musei tra i quali quello del Castello Sforzesco di Milano, il Museo Teatrale alla Scala di Milano, la Collezione Teatrale Marco Caccia di Romentino di Novara, il Museo del Paesaggio sonoro di Riva presso Chieri (di cui è stato ideatore insieme con Domenico Torta).

La sua straordinaria intelligenza e la lucidità interpretativa hanno dato un contributo decisivo alla ridefinizione dell’etnomusicologia e dei suoi metodi.

Promotore di vari convegni sulla musica etnica e popolare (alcuni dei quali nell’ambito dell’International Council for Traditional Music-UNESCO), è stato membro dell’Advisory Board della rivista internazionale Imago Musicae e, dal 2004, del comitato scientifico della rivista internazionale Musique, Images, Instruments. Revue française d’organologie et d’iconographie musicale (CNRS Éditions, Parigi).

Dal 2002 faceva parte della Commissione Fondo R. Leydi istituita dal Dipartimento dell’istruzione e della cultura della Repubblica e Canton Ticino con funzioni di vigilanza e di consulenza nella gestione dell’archivio Leydi.

Negli anni Ottanta aveva seguito con interesse la nascita di Barabàn compiendo alcune ricerche con Giuliano Grasso e Aurelio Citelli, e favorendo la conoscenza e la collaborazione fra il gruppo e Roberto Leydi. Ha dato un impulso fondamentale alla rimessa in funzione della Musa, la cornamusa delle Quattro Province scomparsa da decenni costruendo il primo esemplare utilizzato da Barabàn nei dischi Musa di pèlle, pinfio di legno nero e Il valzer dei disertori.

Nel 1996 ha collaborato con Aurelio Citelli alla realizzazione del video Roberto Leydi. L’altra musica.

Nel 2004 nell’ambito di Sentré 2004 – Sui sentieri della tradizione, organizzata dall’Associazione culturale Barabàn al Centro La Pernice Rossa, di Menconico (PV), aveva tenuto la relazione “Ancie, otri e canne. Strumenti e liutai popolari nelle Quattro province” (nella foto sopra, di Alberto Rovelli).