60 anni fa lo “scandalo” di Bella ciao

Sessant’anni fa, il 21 giugno 1964, andava in scena al Festival dei Due Mondi, di Spoleto (PG), lo spettacolo Bella ciao. In scena, Roberto Leydi e Filippo Crivelli avevano voluto il Nuovo Canzoniere Italiano che comprendeva gli esponenti più significativi della musica popolare italiana del tempo: Sandra Mantovani, Giovanna Marini, Giovanna Daffini, il Gruppo Padano di Piadena, Michele L. Straniero, Caterina Bueno, Maria Teresa Bulciolu, Kati Mattea, Silvia Malagugini e Gaspare De Lama.

Quando sul palco del Teatro Caio Melisso, Michele L. Straniero intonò Gorizia tu sei maledetta, una parte del pubblico iniziò a rumoreggiare. Ci furono urla, scontri verbali. Seguirono denunce per vilipendio delle Forze armate, la Città di Gorizia fece affiggere manifesti in tutta Italia, furono pubblicati articoli sulle prime pagine dei giornali.

Fino ad allora, quando si parlava di canzone popolare, il pensiero andava alle canzonette che si ascoltavano alla radio, a Non ho l’età di Gigliola Cinquetti o ai brani sdolcinati tutti amore-baci-sole del Disco per l’estate. Il massimo che si poteva ascoltare, in termini di “avanguardia canora”, erano i Los Marcellos Ferial che dopo aver interpretato in italiano la celebre Cuando calienta el sol avevano inondato le spiagge italiane con il tormentone di Sei diventata nera.
Bella ciao – anche grazie allo “scandalo” che seguì – portò una ventata di aria fresca nell’asfittico e ingessato panorama musicale italiano: fu allora che si prese coscienza dell’esistenza di un canzoniere popolare, di un’altra musica e un’altra Italia.

E’ Leydi, nel libro di Aurelio Citelli Roberto Leydi. Il ‘monello’ che ci fece conoscere l’altra musica (ACB, 2023) a rievocare i fatti di Spoleto:

“(…) nel Sessantaquattro, nacque lo spettacolo Bella ciao, portato al Teatro Caio Melisso di Spoleto, per il Festival dei Due Mondi. La regia era di Filippo Crivelli.
E lì esplose lo scandalo di Bella ciao perché c’erano canti d’amore, canti di lavoro, canti sociali e c’erano anche un gruppo di canti politici fra cui una canzone della Prima Guerra Mondiale, una delle più amare, dure, desolanti canzoni sulla guerra che è O Gorizia tu sei maledetta.
Quando fu cantata questa canzone esplose un po’ di gazzarra in sala. Devo dire da un’esigua minoranza. Il principale promotore, quello che più si mise in mostra, era un colonnello dei parà che gridava: «Viva l’Italia, viva gli ufficiali, andate in Russia!». Che poi la Russia lì non c’entrava proprio niente. E fu una gazzarra di questo genere.
E, naturalmente, avvenne il battibecco: mi ricordo Giorgio Bocca che da un palco insultava questo, una signora che a un certo punto si è alzata e ha detto: «Io possiedo venti contadini e non dormono nella paglia». Al che, c’era Raf Vallone, se non sbaglio, che si è sporto da un palco e le ha detto: «Vecchia befana…». E fu una cosa così, abbastanza… E lì, partirono le denunce.
Titoli in prima pagina su tutti i giornali: «Al Festival di Spoleto si insultano gli ufficiali, i caduti in guerra». L’Amministrazione Comunale di Gorizia ha fatto un manifesto in tutta Italia. Una gazzarra infinita su questa cosa. Denuncia per vilipendio delle Forze Armate.

In quell’occasione, capimmo che ciò che aveva determinato il risentimento del pubblico di Spoleto non era stata Gorizia: le parole della canzone avevano, al massimo, funzionato come innesco. Era tutto lo spettacolo sgradito. Tutto lo spettacolo non piaceva, non andava bene. Turbava. Anche quando erano canzoni d’amore, anche quando si parlava dell’uva fogarina. Era uno spettacolo che dava fastidio. Lo stesso pubblico che l’anno prima aveva applaudito freneticamente il concerto sugli Spirituals, famoso in tutta Italia, che diceva le stesse cose – ma erano negri, erano americani, e quindi andava bene – si risentì quando le stesse cose erano riferite al nostro mondo, alla nostra realtà quotidiana. Era tutto lo spettacolo a dare fastidio. Ed è scoppiato lo scandalo.

AC Come finì la denuncia per vilipendio delle Forze Armate?

Non se n’è più saputo niente. È sparita nel nulla.

60 anni fa lo “scandalo” di Bella ciao

AC Fu un episodio emblematico…

Oh, ma sai che io ho ancora i ritagli dei giornali. Abbiamo avuto tutta la grande stampa dalla nostra parte. Decisamente. Giorgio Bocca scrisse su «Il Giorno», «La Stampa» di Torino uscì con l’editoriale, uscì il «Corriere della sera».
(…) In Bella ciao, era Sandra che avrebbe dovuto cantare Gorizia. Poi Sandra aveva mal di gola e le abbiamo tolto due o tre canzoni, quelle che era possibile, fra cui Gorizia, e la fece Michele Straniero.
Io sostengo che se Michele avesse cantato Gorizia vestito da fante della Prima Guerra Mondiale, con l’elmetto e la mantellina, e la faccia bianca da morto, non sarebbe successo quasi niente. Perché trasferiva in un passato, trasferiva in un personaggio di teatro, in teatro si possono dire delle cose.
Ma Michele Straniero, con la sua giacchetta, un po’ grosso, che cantava sul palcoscenico, era provocatorio. Perché era uguale a quelli seduti in platea, era uno della platea salito a dire delle cose che la platea, una parte della platea, non era disposta a sentire.”

Michele L. Straniero