Fiorentino Azzaretti in un film Luce


Riprese storiche quelle dell’Istituto Luce che mostrano, per la prima volta, seppur senza l’audio originale – come spesso accadeva in quegli anni – un pifferaio all’opera. Una testimonianza sulla partecipazione di Fiorentino Azzaretti detto “Lagè” alla manifestazione di Piacenza era stata raccolta negli anni Ottanta da Aurelio Citelli e Giuliano Grasso durante un’intervista al figlio Eugenio, scomparso nel 2015, profondo conoscitore della vita e delle vicende musicali del padre.
Fiorentino Azzaretti (1879 – 1953) apparteneva a una famiglia contadina, poverissima, in cui erano suonatori il padre Giuseppe, il fratello Antonio, suonatore di musa, e il fratello Luigi “Bigion” anch’esso pifferaio. Emigrato in Argentina per alcuni anni – dove continuò peraltro a suonare con un piffero fatto costruire in loco dopo aver perso il suo in mare – successivamente Fiorentino fece ritorno in Italia.

Dotato di uno spiccato senso ironico (alcuni lo ricordano ancora a un carnevale di Bobbio quando con uno spassoso travestimento da donna cantava “Trapulìn che ‘l ciapa i rat o mi i’à ciapi o sensa gat“), Lagè suonava sovente in tutta la valle Staffora, nel Genevose e nelle valli Trebbia e Nure. Suoi accompagnatori di fisarmonica abituali furono Pietro Abele di Bobbio, Severino Malaspina di Feligara, “u Sunein” Giovanni Frattini di Santa Margherita, Emilio Rossi, “Burtumlein” Bartolomeo Rettani di Corbesassi.
Negli anni Ottanta, Citelli e Grasso hanno raccolto la testimonianza dei figli di “Lagè” Eugenio e Carmelina e alcune foto che ritraggono Fiorentino.

L’icona stilizzata di “Lagè” è diventata, dal 1988, il logo dell’Associazione culturale Barabàn.