“Il ritorno della Müsa” su YouTube

Da tempo Febo Guizzi lavorava alla ricostruzione della Müsa (la cornamusa delle Quattro province), di cui erano stati ritrovati alcuni esemplari, era documentato in rare fotografie degli anni Trenta, ma di cui nessun suonatore era mai stato registrato.

Con la scomparsa degli ultimi musetta (Carlo Buscaglia “Pillo”, Antonio Azzaretti, Carlo Musso “Pregaia“) se n’erano andate anche le conoscenze sulle parti musicali eseguite dallo strumento, sulle tecniche esecutive, sui “segreti” sulla manutenzione della Müsa.

In occasione del Festival del Folklore, tenutosi a Cegni il 24 novembre 1984, organizzato dall’instancabile Andrea Sala, si decise, così, di tentare il primo esperimento di esecuzione di alcune musiche da ballo tradizionali con Piffero e Müsa in uno dei luoghi “storici” di presenza del piffero.


Le prove vennero effettuate a Canova, a casa di Roberto Ferrari, nello stesso pomeriggio del 24 novembre. Oltre a Ferrari, al piffero, e Guido Montaldo, alla musa, erano presenti Giuliano Grasso e Aurelio Citelli, di Barabàn, che da qualche anno avevano intrapreso ricerche e studi sulla musica di tradizione delle Quattro province.

Lo Müsa costruita da Guizzi fu utilizzata nella primavera del 1984 da Barabàn (suonata in sovraincisione da Guido Montaldo) nel primo album del gruppo Musa di pelle, pinfio di legno nero… titolo che riprendeva uno stranot registrato a Pareto da Bruno Pianta, ed è lo strumento che compare nella foto di copertina dello stesso LP.