È scomparso Bruno Pianta

Bruno Pianta (Treviso, 1943) è scomparso il 6 settembre in seguito ad un incidente di pesca.
Etnografo, musicista e cantante, a lui si devono alcune delle più interessanti ricerche su repertori di tradizione del nord Italia (da quello dei Bregoli, minatori della val Trompia, a quello di Ernesto Sala, pifferaio di Cegni (PV), e sul mondo dei marginali.
Fra i primi in Italia ad utilizzare il cinema in campo antropologico, ha realizzato per l’Ufficio cultura del Mondo Popolare della Regione Lombardia (oggi AESS), di cui fu per anni responsabile, alcuni straordinari documentari (I balli delle Quattro province, Gli scarpinanti: ambulanti e imbonitori in Lombardia, Carnevale in montagna: Bagolino e Ponte Caffaro).
Con Leydi, Italo Sordi, Guido Bertolotti, Glauco Sanga e Renata Meazza, fra gli altri, ha condotto numerose campagne di rilevazione etnografica e importanti ricerche etnoantropologiche in particolare sulla cultura paleoperaia e sul sottoproletariato urbano.

Cultore di musica americana, negli anni Settanta, su impulso di Roberto Leydi, ha fondato con Sandra Mantovani e Cristina Pederiva, l’Almanacco Popolare, una delle prime esperienze di folk revival sorte nel nord Italia.
Profondo conoscitore del mondo popolare, attento a tutti i fenomeni “di confine”, negli ultimi anni Pianta ha seguito con interesse e curiosità le vicende di alcuni mondi/repertori, in particolar modo quelli legati alla tradizione caffarese e alla cultura musicale delle Quattro province (termine che lui stesso coniò e oggi entrato nel linguaggio comune).

E’ stato assistente di Roberto Leydi al corso di etnomusicologia del DAMS di Bologna e collaboratore dell’Istituto Ernesto De Martino.

Bruno Pianta (il terzo da destra).

Nel corso degli anni abbiamo avuto diverse volte occasione di lavorare con Bruno apprezzandone la vasta cultura e la profondità delle sue osservazioni.

Fu lui, nell’estate del 1983, a favorire l’incontro di Aurelio Citelli e Giuliano Grasso con Eva Tagliani, la grande interprete della montagna pavese, a raccontarci le prime storie su Draghino, a regalarci quel bellissimo stranot, registrato a Pareto (AL) dalla voce di Pasquale Sala, che nel 1984 divenne il titolo del nostro primo album “Musa di pelle, pinfio di legno nero“.

Ci mancheranno la sua intelligenza, il suo spirito critico, la sua curiosità, le sue garbate polemiche. E ci mancheranno le sue “piantate”.

Ciao Bruno!